Giovani Universitari In Parlamento

Il romanzo storico con Elisa Castiglioni

L’autrice che si destreggia tra tante storie nella Storia ci spiega, traendo spunto dalla sua esperienza e competenza, di cosa si compone la ricerca e la stesura di un valido romanzo storico.

Quello che mi ha sempre colpita nei libri di Elisa Castiglioni è che sono sempre ragazzi, protagonisti appartenenti alle epoche più disparate e in contesti e stili di vita opposti, a superare i pregiudizi, gli ostacoli, i limiti e le contingenze della società in cui sono vivono.

Dopotutto, cosa hanno in comune una ragazzina popolana al tempo di Augusto e una giovane studentessa durante la Seconda Guerra Mondiale? La figlia di un conte in età medievale e un’aspirante sacerdotessa etrusca? Iris, Thania, Desideria e Alida (le principali eroine dei 4 romanzi in questione, rispettivamente: Le stelle brillano su Roma, La ragazza con lo Zaino Verde, Desideria – Edizioni Il Castoro – e La folgoratrice – nuova uscita Giunti ndr.) combattono per quello che è loro negato, per realizzare i loro sogni, per inseguire il proprio destino. Non hanno timore dell’altro come altro da me, come straniero (in greco xenía significava sia estraneo, razza, sia al tempo stesso ospitalità, in quanto l’ospite in quella civiltà era da considerarsi sacro). Non hanno timore di una legge ingiusta se, come Antigone, conoscono e prediligono la legge naturale insita nel cuore dell’uomo. E non hanno timore neppure di andare oltre il proprio tempo, alla scoperta di sé e di quanto di bello c’è nel mondo. Il primo compito di un romanzo storico è quello di farci scoprire simili ai nostri antenati, aldilà delle convenzioni sociali, degli usi e i costumi. Riconoscersi umani capaci di empatia attraverso i secoli, è un esercizio che questo genere letterario si impegna a portare avanti con grande sensibilità.

Ed Elisa porge con delicatezza argomenti molto difficili, già complessi da affrontare sui libri di storia a scuola come le leggi razziali e la Resistenza, così come periodi molto estesi e vasti di elementi come la Pax Romana e il Medioevo. I libri poi si prestano perfettamente ad essere gioco e strumento e ponte tra secoli e incontro da donne e uomini di ieri e di oggi. La vocazione del romanzo storico è infatti anche quella di spiegare il passato con espedienti narrativi che rendano più intrigante il racconto, suscitando l’interesse anche dei più giovanissimi che più di rado capita si avvicinino a tomi di cronache di dieci, cento, mille anni fa. Ma la Storia non è solo quella sui sussidiari e, scrivere di storie particolari che sono in realtà universali, è proprio il ruolo di chi si cimenta a scrivere di tanto tempo fa. La Castiglioni, che Giovani Universitari in Parlamento ha incontrato on-line il 21 gennaio 2025, ha durante il workshop introdotto il tema del romanzo storico, di cosa significhi intraprenderne la scrittura, in cosa consiste la ricerca del fatto reale, delle fonti scritte e orali, i reperti, la documentazione, le testimonianze, il metodo per ordinare le parti della storia e, soprattutto, come descrivere accuratamente luoghi e personaggi da noi apparentemente differenti e distanti. Bisogna avere gli occhi ben aperti e tenere presente che, per esempio, nel Medioevo, le maniche erano state da poco inventate ed erano staccabili o che in ogni civiltà, da quella etrusca a quella romana, si indossavano gioielli diversi, si mangiavano vari alimenti a seconda della zona e delle importazioni-esportazioni a seguito della scoperta di nuove terre.

Un’altra cosa che mi ha sempre colpito dei romanzi di Elisa, sono le note storiche alla fine del racconto, utili a rimarcare l’autenticità delle fonti e la stretta connessione con il vero su cui un storia si basa pur avendo elementi di fantasia.

Di seguito, vi riportiamo parte del contenuto dell’incontro a cura di Elisa Castiglioni.

“Vi racconto il mio percorso con una premessa. Il metodo cambia in base al periodo storico e alla storia. Come si fa quando si “aprono i cassetti” (rievocando il tentativo di Luchino Visconti di ricostruire per il film Il Gattopardo, 1963, anche l’esatto contenuto dei cassetti pur se non indispensabili inquadrarli), l’immagine classica nei corsi di scrittura negli Stati Uniti, è che il romanzo è soltanto la punta di un iceberg, tutto quello che c’è sotto è quello che l’autore sa del periodo storico, dei personaggi, dunque per quel piccolo triangolo che spunta hai cercato, letto e studiato tantissimo. Le note storiche sono spesso temute dalle case editrici perché fanno saggio ma sono importanti e in un caso sono riuscita ad ottenere una fotografia (ne La Ragazza con lo Zaino Verde) scattata il 25 aprile 1945 al Castello Sforzesco a Milano: il giovane in foto è mio nonno, un partigiano che ha partecipato alla cosiddetta Resistenza Bianca perché è stato un partigiano pacifista legato alla figura del Cardinale Schuster. Dal ricordo di mio nonno che faceva parte del gruppo “Ribelli per Amore” è stato poi tratto un libro “Memorie di Sacerdoti ribelli per Amore”: sono tutte cose che ho trovato nel suo baule. Non era naturalmente sufficiente in questo caso la memoria di famiglia: nelle biblioteche, istituti di ricerca, archivi di stato.

Invece, per la Folgoratrice, tutto è nato dal ritrovamento di un’urna funeraria di una coppia: una donna etrusca di 92 anni e un uomo morto anni prima rispetto a lei che ho immaginato fosse un soldato romano. E quindi ho immaginato che loro avranno avuto attraversato pregiudizi e grandi ostacoli e che lei dopo questo grande amore non si sia più sposata.

Ci sono due ruoli da tenere insieme: lo storico e l’autore. Se tu vivi la Storia come un limite, un paletto: non scrivere un romanzo storico. Va vissuto come un’opportunità: non erano stati inventati ancora i bottoni? Come si vestivano allora? Applico il metodo della ricerca storica ai romanzi poi faccio una pausa e che non sto scrivendo un saggio ma una storia perché sono un autore. Devi avere voglia di raccontare dettagli che anzitutto piacciono a te, ma ci sono cose che poi dovrai sacrificare e rimanere “nel cassetto” ma che comunque danno sostegno, nutrono la storia stessa: si sente se la ricerca è stata fatta in modo accurato. Come faccio io per non perdermi nei due ruoli? Di solito lavoro in questo modo: ho un’idea o me la propongono e scelgo di accettarla solo se questa mi smuove qualcosa dentro. La proposta ultima della Giunti, per esempio, l’ho accettata perché la sera dopo la chiamata la voce di Thania la sentivo che mi narrava la storia che dovevo tirare fuori. Allora mi sono chiesta perché e cosa dovevo raccontare. Scrivere deve rimanere un atto di libertà, nel momento in cui scegli devi essere coinvolto. Se non sei convolto tu non lo sarà mai il lettore, è fruttuoso per entrambi. Il momento storico è importante. Le stelle brillano su Roma è ambientato nella Pax Romana perché volevo scrivere di vita quotidiana e in quel periodo c’è tranquillità senza spargimenti di sangue e guerre civili così che potessi con calma descrivere com’era fatta un’insula. In altri casi ambiento le storie in epoche di grandi conflitto, ad esempio La Folgoratrice, siamo nel I sec. agli albori della scomparsa della lingua e cultura etrusca che verrà assorbita da quella romana. Tante ricerche: che anno, che mese, che giorno? Quello zoom necessario va affiancato da due linee del tempo: quella della Storia con la S maiuscola (la Grande Storia) es. le leggi razziali e quella della mia protagonista, la storia personale, che magari quel giorno in cui le hanno emanate era stata lasciata dal fidanzato. Segno nei libri su cui studio tutto quello che mi colpisce e riporto nel taccuino in modo ordinato. Per uno storico è l’abc, per uno scrittore che vorrebbe soltanto immergersi nella narrazione è più complicato, li vedi come limiti che in realtà si rivelano sostegni. Organizzo delle cartelle tematiche per macro-aree: cibi, ambientazioni, vestiti o altri vari aspetti più specifici. Sono i romanzi storici ad essere i più scrutati dalla critica. Da un piccolo dettaglio può cadere la credibilità della tua storia. Incappare in incoerenze, in cose che non erano ancora presenti sul territorio… bisogna stare attenti!

Ogni storia è sempre la storia di qualcuno, il protagonista diventa una persona vera anche se non reale con il quale svolgo una chiacchierata a cuore aperto. Le migliori idee, le storie, ti trovano sempre nel momento più inaspettato. Non mi metto tuttavia subito a scrivere ma attendo le “voci” e che questa storia mi torni in mente tante volte. E non è detto che scrivi dal primo all’ultimo capitolo in ordine. La prima stesura di cui mi occupo è “il diario del protagonista” che devi arrivare a conoscere meglio del tuo migliore amico. Significa sapere tutto: piatto preferito, come ha trascorso l’infanzia, colore preferito, cosa legge, chi frequenta, gli piace nuotare’ qual è la sua paura?, in che rapporto è con i genitori?, mare o montagna? con chi vive?… anche banalità. Tutto è importante per dare sostanza anche se non verrà espresso nella scrittura finale. Tirare fuori il personaggio e parallelamente svolgere ricerche. Lavoro poi con le flashcards, (le classiche what if?… cosa accade se accade questo o quell’altro…) da interscambiare. Prima era molto più lungo il lavoro di strutturazione dell’ossatura della storia, la scaletta, ora dopo 15 anni che scrivo romanzi mi diverto di più, so dove inizio e dove vogliono andare anche se mi capita di perdermi in un labirinto. La sinossi, invece, la scrivo subito per case editrici e agenti che hanno urgenza di sapere come va a finire la stori, anche se non è detto che la seguirò”.

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