Il 16 dicembre una delegazione di Giovani Universitari in Parlamento ha avuto l’occasione di recarsi all’Ambasciata di Francia presso la Santa Sede di Villa Bonaparte.
Prima di scoprire gli ambienti in cui si svolge la vita diplomatica, i membri presenti sono stati accolti da S.E. l’Ambasciatrice Florence Mangin che ha sottolineato ai membri l’importanza della promozione culturale della Villa per l’Italia anzitutto e per tutti coloro che intendono scoprirne le ricchezze storiche e artistiche. Nascosta in un giardino nel recinto delle mura aureliane di Via Piave, Villa Bonaparte ha infatti fatto da sfondo a numerose vicende di rilievo come la Breccia di Porta Pia, avvenuta il 20 settembre del 1870 (e di cui nel retro della residenza è possibile scorgerne ancora le tracce dato che le truppe del Regno d’Italia si introdussero proprio da lì per proclamare Roma capitale) e ha visto l’alternarsi di numerosi proprietari, perlopiù figure di spicco delle rispettive epoche.
L’introduzione è stata poi curata dall’addetto stampa dell’Ambasciata il dr. Pierluca Alessandro Ferrari, che ha introdotto i cenni storici principali di questo luogo punto di intersezione tra lo Stato Vaticano e lo Stato Francese, per poi passare il testimone a una guida dell’agenzia Mirabilia Art Wonders. La Villa fu costruita nel 1750 commissionata dal Card. Valenti Gonzaga, segretario di Stato di Papa Benedetto XIV – di entrami è possibile incrociare lo sguardo nei ritratti a pianterreno della villa, superato l’atrio d’ingresso. Il Cardinale, amante dell’arte, non utilizzò mai la Villa come abitazione bensì vi espose molti dei pezzi della sua collezione privata (che si narra fosse composta da oltre ottocento elementi). In una stampa che ci è stata mostrata e che riproduce un dipinto del 1740, l’artista Giovanni Paolo Pannini – uno tra gli architetti della Villa – ritrae una galleria immaginaria in cui è possibile contare centocinquanta opere in miniatura davvero appartenute a Valenti Gonzaga e sembra infatti che, a lato del quadro, uno dei personaggi stia studiando proprio la pianta di progettazione della Villa.
Dopo il Cardinale la Villa entrò a far parte dei beni della famiglia Sciarra Colonna che ne acquistò la proprietà finché Paolina Bonaparte, sorella di Napoleone, la comprò da loro attuando un decisivo restauro decorando il tutto in stile impero e dando così agli ambienti l’attuale situazione (tranne che per la sala da pranzo che allora era divisa in due sale tutto appare come allora). La Contessa, preceduta dalla propria fama, si rifugiava infatti in quella che fu ribattezzata “Villa Paolina” per tenersi lontano dal matrimonio poco fortunato con Camillo Borghese e vivendo, come sua madre Letizia Ramolino, l’esilio dei Bonaparte a Roma, sotto la protezione e la guardia del Papa. Per di più su zio, il Cardinale Fesch (di cui il profilo è esposto sempre a pianterreno della Villa), era il fratellastro della madre di Napoleone, che per anni invece abitò a Piazza Venezia, osservando il mondo cambiare da dietro il suo amato bussolotto verde. Paolina fece ristrutturare tutto in fretta e molto similmente alla casa di sua madre.
La biblioteca, divisa in due settori, fu affrescata in parte in stile egizio, rispettando la cosiddetta “egittomania” importata da Napoleone a seguito delle Campagne militari d’Egitto. I geroglifici sul soffitto non trovano una corrispondenza tra segno grafico e linguaggio ma si ispirano alla moda di chi si lasciava sedurre dalla scoperta di remote civiltà. Nella seconda zona invece aveva fatto ritrarre, potemmo dire quasi con grande lungimiranza sulla valorizzazione del ruolo culturale femminile, quattro poetesse del mondo antico: Saffo, Aspasia, Corinna e Teano. In una delle due stanze da letto a piano terra pare che abbia anche dormito Charles De Gaulle durante un suo soggiorno nella Capitale.
Dopo Paolina, la Villa passò ai suoi discendenti e furono sempre loro a ritrovarsi nella residenza il 20 settembre 1870, dopodiché divenne sede dell’Ambasciata di Prussia e poi di Germania e dal 1950 sede dell’Ambasciata di Francia presso la Santa Sede. Al piano superiore, quello nobile, vi è invece un bellissimo salone dove spesso si tengono presentazioni, conferenze e concerti adornato da muse dipinte si apre su una loggia dal soffitto decorato con un finto pergolato che richiama il giardino attorno la Villa. Ultima tappa è stata la cappella settecentesca (da cui era possibile seguire messa anche dal piano di sopra, attraverso una fessura scoscesa sul muro).
A pochi giorni dalla riapertura della Cattedrale di Notre Dame, per Giovani Universitari in Parlamento è stata questa un’ottima occasione formativa per riflettere sul ruolo centrale e determinante della Francia a livello geo-politico e culturale, con sguardo proteso al passato e al futuro nella cooperazione internazionale.