PREMESSA
La transizione ecologica è sostanzialmente un processo di passaggio da un modello di sfruttamento intensivo delle risorse a un modello sostenibile, un vero e proprio processo che vede nell’innovazione tecnologica lo strumento per sviluppare un’economia che rispetti l’ambiente e la sostenibilità dell’ambiente stesso.
TRANSIZIONE INELLUTTABILE
La transizione ecologica è sempre di più, per noi occidentali, un tema sensibile. Un processo necessario e inevitabile, se non vogliamo raggiungere soglie di inquinamento tali da danneggiare irreparabilmente il nostro benessere e gli ecosistemi locali e mondiali.
TRANSIZIONE ETICA
L’etica è quella parte della filosofia che studia i problemi e i valori connessi all’agire umano, la distinzione fra il bene e il male è propria dell’ etica. Le condizioni ambientali che oggi ci ritroviamo sono conseguenti dell’agire umano dei nostri predecessori e oggi anche di noi stessi. Questa transizione ecologica è sì ineluttabile, ma non può non sottostare alle regole dell’etica. La necessità di migliorare l’ambiente non è un principio ideologico ma una necessità per la sopravvivenza dignitosa dell’uomo e delle creature che fanno parte dei nostri ecosistemi.
La conversione ecologica ha lo scopo di raggiungere un sistema sostenibile, è importante iniziare il processo, ma l’attuazione, cioè la tipologia di transizione e i tempi di sviluppo e applicazione, deve tenere conto dell’impatto sulla società e sui diritti delle persone.
Ad esempio, le energie rinnovabili rappresentano sicuramente una strada da percorrere per la transizione ecologica, ma hanno paradossalmente contribuito in maniera negativa sull’ambiente e sui diritti delle persone. Dobbiamo far si che il nostro buon senso non si trasformi in un colonialismo machiavelliano 2.0 mirato al depauperamento dei terreni ed allo schiavismo di paesi sottosviluppati per un futuro migliore e sostenibile, ma solo per pochi. Su questo dobbiamo seriamente interrogarci.
ENERGIE ALTERNATIVE E DEFORESTAZIONE
Nel 2009 la tempesta Klausha ha colpito duramente la Francia sud-occidentale, un gran numero di pini marittimi delle foreste delle Landes sono stati sradicati o addirittura spezzati. Secondo gli esperti, il 60 % di questa foresta di 200000 ettari è andata distrutta. Dopo la catastrofe, alcune imprese hanno proposto ai proprietari di foreste e ai comuni di creare parchi solari in queste aree forestali. Da allora, i campi fotovoltaici sono aumentati a scapito della copertura forestale, ma anche dei terreni agricoli, cui si aggiunge l’installazione di turbine eoliche terrestri in siti forestali, come nel caso della montagna Sainte-Victoire a Provence, pur essendo un sito “Natura200.
A monte di questi impianti propriamente detti “contro natura”, i pannelli solari richiedono anche l’estrazione di enormi quantità di metalli e metalloidi, come il silicio, il bismuto o il manganese. Alcune turbine eoliche, comprese quelle offshore, richiedono l’estrazione di neodimio o disprosio. In tutti i casi, l’estrazione di questi metalli incentiva la deforestazione, in particolare, in Cina e in Africa. Bisogna infatti sottolineare che tutte le macchine costruite dall’ uomo sono inerti, oggetti morti con un orologio “biologico” veloce e che necessitano anch’essi di essere smaltiti dall’uomo artificialmente, inquinando e depauperando il terreno in cui sono stati fino a quel momento.
ENERGIE ALTERNATIVE E DIRITTI UMANI
Per la realizzazione della transizione energetica nel mondo ci sono 100 milioni di persone sfruttate (tra cui un gran numero di minorenni, adolescenti e bambini) per estrarre metalli e minerali rari necessari per produrre le batterie delle auto elettriche, i pannelli fotovoltaici e i convertitori di energia dell’eolico spesso sottopagate e in condizioni precarie. Non sembra quindi così scontato che i diritti umani siano centrali anche nella risposta al clima. Ad esempio è nota la protesta dei Sami Norvegesi, allevatori di renne. La vista e il suono dei macchinari per l’energia eolica spaventano gli animali e minacciano la tradizione secolare dell’allevamento di renne a cui è intimamente legatala la loro cultura e la loro economia. Dobbiamo quindi introdurre il concetto di giustizia climatica, ovvero se la transizione avviene a spese di una parte della popolazione, anche piccola, allora non è giustizia climatica ma sfruttamento: una forma di sfruttamento semplicemente diversa da quella fino ad oggi conosciuta e per la quale si sta combattendo.
CONCLUSIONI
La transizione ecologica è un processo assolutamente necessario, ma le strade per arrivarci devono essere anch’esse sostenibili: non si possono avviare processi che portino all’esaurimento dei materiali naturali. Per inseguire una neutralità ambientale non si può neanche pensare di sfruttare le persone o calpestarne i diritti per un fine giudicato più alto delle loro vite: non ci può essere transizione ecologica senza rispetto dei diritti umani.
BIBLIOGRAFIA
- Interrogazione parlamentare – E-000108/2022 – Parlamento Europeo – Le energie rinnovabili non devono contribuire alla deforestazione – 11.1.2022 – Interrogazione con richiesta di risposta scritta E-000108/2022;
- La transizione energetica sta creando milioni di nuovi schiavi – Alice Facchini – Change Makers Magazine – 15.02.2022;
- Per una transizione energetica giusta, fondata sui diritti umani e non estrattivi – Federazione degli organismi di volontariato internazionale di ispirazione cristiana – 12.10.2022;
- Transizione energetica in Europa, conquista di minerali in Africa – José Luis Gutiérrez Aranda – AEFJN Corporate Justice (Giustizia, Pace, e Salvaguardia del Creato – GPIC) 03.03.2020
- La transizione ecologica deve essere etica – Andrea Barolini – Valori Notiziedi finanza etica ed economia sostenibile – 28.04.2023
- La transizione ecologicava accelerata ma non può avvenire nel solco del colonialismo – Silvia Granzero – THE VISION – 13.03.2024