Tra il 6 e il 9 giugno, milioni di europei sono stati chiamati a votare per eleggere i 720 eurodeputati che siederanno nei seggi del Parlamento europeo. La nostra analisi non si concentrerà sui partiti o le coalizioni che ne escono maggiormente vittoriose o sconfitte ma cercherà di evidenziare il dato politico emerso dalle preferenze espresse dall’elettorato giovanile.
Prima di vedere cosa accade nel nostro Paese riportiamo alcuni dati elaborati grazie al sondaggio “Eurobarometro”, condotto dalla Commissione Europea nell’aprile del 2024, che ha visto intervistati 26.189 ragazzi e ragazze tra i 15 e i 30 anni. A livello europeo, quasi 1 giovane su 2 dichiara di aver svolto delle attività con il fine di cambiare la società. Ma quali sono le tematiche che più di tutte spingono noi giovani ad essere attivi?
Qui i dati che emergono sono molto interessanti, in quanto c’è un significativo divario tra i temi legati ai diritti umani e quelli “economico-giuridici”. Sono proprio i “diritti umani” a riscuotere maggiore successo (34%), seguiti dalla “lotta al cambiamento climatico” (33%). Appaiono poi in ordine: “salute e del benessere”, “eguaglianza di diritti di genere” e, come fanalino di coda, le aree legate all’economia e all’ordinamento giuridico.
Notevole in questo caso il dato italiano che vede ampliare la forbice con un 40% degli intervistati che indica i “diritti umani” come tema trainante per le proprie attività e i temi economici e giuridici rimasti invece al di sotto della soglia del 20%.
Altrettanto interessante è il dato che riguarda le aspettative che hanno i giovani nei confronti delle azioni che l’Unione Europea dovrà intraprendere negli anni a venire. In particolare questo rilevamento è fortemente influenzato dall’attuale situazione geopolitica che vede un incremento del numero dei conflitti nel panorama globale e la conseguente militarizzazione degli Stati.
Infatti, le prime richieste espresse dai giovani sono di “preservare la pace” e di “rinforzare la sicurezza internazionale e promuovere la cooperazione internazionale”. Successivamente troviamo le aspettative legate alla “lotta alla povertà e alle disuguaglianze sociali”, la promozione dei “diritti umani e dei valori europei” e l’incremento delle “opportunità di lavoro per i giovani”.
Ulteriore dato espresso dallo studio condotto dalla Commissione Europea è quello relativo alla volontà di recarsi alle urne. Il 64% ha affermato di essere convinto di andare a votare, il 13% era certo di non votare e il restante o non aveva diritto di voto o era incerto sulla propria scelta. Le percentuali sul caso italiano sono allineate con la media europea.
Rapportiamo ora queste intenzioni “ante-voto” con i dati elaborati da SWG nel documento “Elezioni europee – il voto dei segmenti socio-demografici”. La fascia dei giovani in questo caso comprende dai 18enni ai 34enni (dunque esclusivamente italiani con diritto di voto) ed emerge immediatamente il dato del “non voto” (astenuti e schede bianche o nulle) attestato al 56%. Ancora più allarmante se consideriamo il trend del partito del “non voto” nella fascia giovanile che, secondo SWG, vede un incremento del 5% rispetto alle votazioni europee dello scorso 2019.
Dopo questa carrellata di dati, che ci può guidare nel costruire una discussione solida sul rapporto che i giovani hanno con le istituzioni europee, cerchiamo di trarne qualche conclusione. Abbiamo visto quali sono i temi che stanno più a cuore ai giovani, abbiamo evidenziato che tanti giovani sono protagonisti attivi nella società ma tutto ciò si scontra ed entra in contraddizione se consideriamo il momento del voto come il vero indicatore della salute della democrazia.
Nello specifico caso italiano, secondo lo studio di YouTrend per Sky TG243, i giovani che sono andati a votare hanno scelto dei partiti in controtendenza rispetto alle preferenze della popolazione over 30. Ciò è probabilmente dovuto proprio a quell’affezione giovanile per certe tematiche che evidentemente sono state meglio accolte da partiti quali il PD, AVS e M5S.
Infine è da ricordare come queste siano state le prime votazioni aperte agli studenti fuorisede che, anche se rappresentanti di un’esigua parte della popolazione (17.442 i voti espressi), hanno manifestato un dissenso verso i partiti di governo con soli 588 voti (3,3% di questa categoria) per Fratelli d’Italia che, a livello nazionale, viene scelto dal 28% degli elettori. Dunque i giovani ci sono, hanno delle idee, ma sembrano non trovare nel voto una risposta alle proprie esigenze. Il problema è serio e sostanziale. Non interroga solo l’offerta politica, ma tocca corde molto più gravi relative alla realtà nella quale viviamo e al patto comune che vogliamo (e dobbiamo) avere per convivere tutti sulla stessa terra.