Giovani Universitari In Parlamento

L’astensionismo in Italia

Da quando esiste la democrazia liberale in Occidente, uno dei problemi più importanti affrontati dalle varie classi dirigenti è stato quello della partecipazione dei cittadini nella sfera pubblica. Azzardando un paragone con la fisiologia, si potrebbe dire che l’affluenza alle urne è come il sangue che scorre all’interno di un corpo: meno ce n’è, più il corpo va incontro al deperimento e, infine, alla morte. Proprio perché la percentuale di elettori alle elezioni è un indice eloquente sullo stato di salute di una democrazia, il fenomeno dell’astensionismo non può essere ignorato. Partiamo da alcuni dati. Alle elezioni politiche del 2022, l’affluenza alle urne è stata del 63,9%. Per le regionali i dati non sono più confortanti: in Sardegna ha votato il 52.4% degli aventi diritto; in Abruzzo il 52,2%; in Basilicata il 49,80%. Se volessimo rincarare la dose, le previsioni sulle elezioni europee non si prospetterebbero migliori; se infatti analizziamo il trend in questo ambito, quello italiano è uno dei peggiori: dal 71,4% delle elezioni precedenti, la percentuale sarebbe scesa in media al 54,5% nel 2019. In questo trend negativo l’Italia è seguita da Portogallo e Grecia.

Dal momento in cui la Gazzetta Ufficiale GUP si occupa di tematiche inerenti al mondo dei giovani, ritenuti i futuri elettori e potenzialmente dirigenti di questo Paese, non possiamo non porci la seguente domanda: come siamo arrivati a questo punto? Che cos’è che genera così tanto disinteresse, in particolare nella fascia d’età più giovane? Ovviamente non si può attribuire la causa di questo fenomeno di massa alla semplice ignoranza o negligenza dei cittadini italiani; si tratterebbe, piuttosto, di una sfiducia che affonda le sue radici nella storia della Prima Repubblica e che è rimasta pressoché invariata negli ultimi 80 anni.

In questo breve contributo si vuole proporre una prospettiva interpretativa del fenomeno che potremmo ribattezzare “Tesi dell’incompiutezza politica”, traendo spunto da una frase del Presidente della Repubblica Francesco Cossiga: “L’Italia è sempre stato un Paese ‘incompiuto’: il Risorgimento incompleto, la Vittoria mutilata, la Resistenza tradita, la Costituzione inattuata, la democrazia incompiuta. Il paradigma culturale dell’imperfezione genetica lega con un filo forte la storia dello sviluppo politico dell’Italia unita.”6 Con questa frase il Capo dello Stato alludeva al fatto che l’Italia, sin dalla sua nascita, non è mai riuscita a trasmettere un’idea di politica intesa come un’attività concludente, alimentando lo stereotipo del “gioco delle poltrone”, vale a dire l’idea secondo la quale si entri in politica solo per ottenere e conservare prestigio ed influenza, non perseguendo i veri interessi del Paese. Va poi ricordato il fatto che nel corso della Prima Repubblica si sono fatte strada. Una serie di teorie cospirazioniste, in parte confermate a posteriori, sull’eteronomia della politica italiana. Essa sarebbe stata spesso pilotata da forze esterne (servizi segreti, lobby, logge massoniche) che ne avrebbero impedito la piena attuazione. Verosimilmente lo spannung di questa tendenza si consumò proprio tra i mesi di marzo e maggio del 1978, durante il rapimento di Aldo Moro: il Paese sembrava sul punto di un cambiamento radicale, per la prima volta dalla svolta di Salerno si sarebbe realizzato un governo di unità nazionale finalizzato alla risoluzione dei problemi più urgenti della Penisola. La questione, tuttavia, si concluse con un nulla di fatto. Da quel momento la politica, da molti avvertita come centrale e, tal volta, degenerata nel terrorismo (sia di colore rosso, che nero), cominciò lentamente a scemare e perdere vigore fino ai giorni nostri.

Si tratta ovviamente di una teoria approssimativa, che non tiene in considerazione una serie di fattori, ma che può rivelare un punto critico su cui riflettere: la lontananza delle politiche dalle masse e, in particolar modo, dai giovani. Perché mai un adolescente dovrebbe interessarsi di un fenomeno che non lo coinvolge in partenza e che non si cura dei suoi problemi? Non va inoltre sottovalutato il dato secondo il quale l’Italia rappresenterebbe oggi il Paese più vecchio di Europa (47 anni l’età mediana) dove la quota di bambini di età inferiore ai 14 anni è tra le più basse al mondo (13% insieme a Malta). Si consideri inoltre il sempre meno appetibile mercato del lavoro. Pur considerando che tra il 2022 ed il 2023 si è assistito ad una sorprendente crescita dei posti di lavoro, va comunque ricordato che non basta lavorare per uscire dalla povertà e raggiungere la tanto agognata indipendenza economica. Il lato oscuro della miracolosa crescita del lavoro consiste nel fatto che le retribuzioni non crescono e non tengono il passo con la galoppante inflazione. Risultato: più occupati, ma con buste paga più leggere.

Riassumendo, i fattori da tenere a mente per comprendere il fenomeno dell’astensionismo sarebbero due, quello culturale e quello economico: il primo perché struttura la nostra forma mentis e ci spinge a vedere la politica come un fenomeno lontano e inconcludente, il secondo poiché contribuisce ad alimentare l’immagine dell’Italia quale “Paese solo per vecchi”. È chiaro che un Paese nel quale si comincia a diventare rilevanti a livello politico solo quando ci si avvicina all’età pensionabile non ha né potenziale né tantomeno futuro. Come disse Sandro Pertini nel messaggio di fine anno agli Italiani del 1978: “I giovani non hanno bisogno di sermoni, i giovani hanno bisogno di esempi di onestà, di coerenza e di altruismo”.