Giovani Universitari In Parlamento

Laboratorio haiku

Giovedì 3 aprile, un gruppo di ragazzi di Giovani Universitari in Parlamento ha seguito una lezione della Prof.ssa Natascia De Gennaro, collegata, insieme alla sua classe, dal Liceo Amaldi di Santa Maria Capua Vetere.

Oggetto di approfondimento della lezione è l’haiku, una delle più brevi forme di poesia in metrica, nato in Giappone nel XVII secolo. È composto da diciassette sillabe, distribuite in tre versi con schema 5-7-5. Il conteggio va eseguito sulla base del criterio metrico e non ortografico, poiché contempla anche l’aspetto sonoro. La sinalefe, ad esempio, permette di considerare due sillabe ortografiche, nel caso di una parola che finisce per vocale seguita da una parola che inizia per vocale, come se si fondessero in una sola. Questo e altri strumenti metrici permettono una maggiore adattabilità del testo.

Al di là di ogni possibile accortezza tecnica, nessun impianto lirico o ritmico è strettamente necessario. L’ipometro o l’ipermetro passano in secondo piano rispetto al carattere spontaneo di questo particolare genere letterario. Bisogna privilegiare il non detto rispetto al detto. È brevità, concentrazione, impressione. Attraverso la strategia retorica della lacuna, crea un canale espressivo ed ermeneutico che racconta qualcosa tramite una sottrazione. Il non detto si configura come una scelta programmatica che sarà foriera per un ulteriore quid di senso e di bellezza. L’haiku rispecchia il principio estetico della cultura giapponese, la quale privilegia la profondità del significato che passa attraverso liee essenziali, lasciando spezio alla bellezza del vuoto e dell’incompletezza. Tutto si gioca sul piano dell’allusione.

Lo spazio narrativo dell’haiku consente di porre l’attenzione sulla componente naturalistica della nostra esistenza, anche in relazione agli accadimenti umani che influenzano o sono influenzati dalla realtà che ci circonda. Il famoso poeta Eugenio Montale, in una prefazione di un libro di liriche cinesi sul rapporto uomo-natura pubblicato nel 1968, scrive: «è piuttosto che qui, come nel miracolo della scrittura egiziana, e minor grado in quello dell’arte greca, l’uomo e l’arte tendevano alla natura, erano la natura. Mentre da noi natura e arte tendono all’uomo e si fanno uomo».

Ci sono, inoltre, due concetti fondamentali nella poesia haiku: il kidai, una espressione fraseologica o terminologica che delinea il contesto naturalistico-temporale dello scritto, come ad esempio la stagione della raccolta dei narcisi; il kigo, un termine stagionale preciso che indica in modo inequivoco la stagione. Almeno uno dei due temi deve essere presente all’interno del componimento, perché la stagione costituisce un aspetto della nostra percezione e del nostro atto creativo.

In Italia, l’haiku è stato scoperto e valorizzato a partire dal periodo dell’ermetismo, quando le poetiche del frammento fissano sulla pagina un attimo di luce che raccoglie in poche parole un intenso significato. Gli ermetici, desiderosi di liberarsi della retorica e della ricchezza lessicale fine a sé stessa, approdano ad una forma di poesia pura.

Montale non è l’unico poeta italiano ad avere incontrato gli haiku. Zanzotto, nella metà degli anni ’80 pubblica una raccolta di 91 pseudo haiku, Haiku per una stagione, di più lingue diverse. Di seguito un esempio:    

Nei reticenti cieli di primavera
foglie autunnali, frammenti,
di remoti futuri eventi.

Pur non rispettando quasi mai la metrica indicata all’inizio di questo contributo, la sensibilità è la stessa. Anche Edoardo Sanguineti e Margherita Guidacci scrivono componimenti di grande profondità poetica, celando efficacemente l’ispirazione formale, evitando gli artifici letterari più elaborati.

La chiave per fare un buon haiku è scrivere nell’hic et nunc: guardando un paesaggio, mi lascio ispirare e scrivo. Un grande maestro di questi testi ha scritto che l’haiku è semplicemente ciò che sta accadendo in questo luogo e in questo preciso momento.

L’ultima ma fondamentale caratteristica di questo genere poetico ce la suggerisce Luca Cenisi, il quale, sul suo blog online, scrive che un buon haiku deve produrre un annullamento dell’io: non si deve parlare della persona scrivente, ma è la sua percezione della realtà e della natura che deve essere elicitata dal testo.

Di seguito riportiamo alcuni haiku scritti da studenti della Prof.ssa Natascia De Gennaro:

La luce trema
illumina le pozze
riempie la città
(di Chiara Villano)

Pioggia sottile
stelle in corsa sui vetri
soffia un ricordo
(di Angela Chiara Aulicino)

Stelle cadenti
Come atti sinceri
silenzio puro
(di Generoso Piccirillo)

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