Il nuovo Codice della Strada, introdotto con la Legge 25 novembre 2024, n. 177 e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 280, rappresenta un intervento significativo nella normativa sulla sicurezza stradale italiana. Entrato in vigore il 14 dicembre 2024, esso si pone l’obiettivo di ridurre il numero di vittime stradali, aggiornando una legislazione che, risalendo al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, aveva già subito numerosi interventi correttivi negli anni.
Le principali novità includono la tolleranza zero verso l’uso di alcol e sostanze stupefacenti alla guida, rafforzata dall’obbligo di installazione di sistemi alcolock sui veicoli. Questi dispositivi, collegati al motore, ne impediscono l’avvio qualora il tasso alcolemico del conducente superi lo zero. Tuttavia, per la piena applicazione di questa misura si attendono ancora i decreti attuativi che specificheranno le modalità tecniche.
La riforma tocca anche l’uso dei monopattini, imponendo l’obbligo di casco, targa e assicurazione, nel tentativo di regolamentare una modalità di trasporto sempre più diffusa ma finora priva di un quadro normativo adeguato. Altre disposizioni riguardano la revoca o la sospensione della patente per chi abbandona animali in strada, un gesto che la nuova normativa punisce giustamente con particolare severità.
Queste modifiche, però, non sono state accolte senza polemiche. La stretta sull’uso di alcol e droghe ha generato un forte dibattito, soprattutto per le sue implicazioni pratiche. Una delle questioni più controverse riguarda la revisione dell’articolo 187 del Codice della Strada, che elimina il requisito dello “stato di alterazione” per configurare il reato di guida sotto effetto di sostanze stupefacenti.
In questo modo, il nesso causale tra consumo della sostanza e alterazione psico-fisica viene sostituito dal semplice nesso cronologico. Questo approccio, pur volto a semplificare l’applicazione della norma, rischia di colpire ingiustamente chi, pur avendo assunto sostanze giorni prima, risulta positivo ai test. Un altro aspetto controverso del nuovo Codice della Strada riguarda la gestione delle sostanze stupefacenti e la distinzione, o meglio la mancanza di distinzione, tra droghe cosiddette “pesanti” e “leggere”. Questa scelta normativa è stata particolarmente criticata per la sua penalizzazione sproporzionata nei confronti di chi ha assunto cannabis. A differenza delle droghe “pesanti”, come gli oppiacei, che vengono espulsi dall’organismo in tempi relativamente brevi, i cannabinoidi possono rimanere rilevabili nel corpo per giorni, se non settimane, a causa della loro interazione con il sistema endocannabinoide.
Inoltre, le differenze nei metodi di rilevazione utilizzati dai vari corpi di polizia, come carabinieri e polizia stradale, accentuano ulteriormente le criticità operative.
Anche il limite del tasso alcolemico è stato ridotto, una misura che penalizza in particolare le donne di peso medio, rendendo loro impossibile consumare più di un bicchiere di vino senza superare i limiti consentiti. A poche settimane dall’entrata in vigore della legge, ristoratori e produttori del settore vinicolo segnalano già un calo significativo nei consumi, con un impatto diretto su un settore che rappresenta un’eccellenza italiana. Questo effetto domino rischia di estendersi ad altri ambiti economici, creando una tensione tra l’intento di salvaguardare la sicurezza stradale e la necessità di proteggere il tessuto economico e sociale del paese. A tutto questo si aggiunge il malcontento verso le sanzioni, considerate da molti spropositate rispetto alla gravità delle infrazioni.
Se da un lato il nuovo Codice mira a rafforzare la deterrenza, dall’altro viene percepito come un ulteriore peso economico sulle spalle dei cittadini.
Il nuovo Codice della Strada ha suscitato una forte reazione da parte dell’opinione pubblica, culminata nella grande manifestazione svoltasi a Roma il 14 dicembre 2024. L’evento ha visto la partecipazione di oltre 60.000 persone, unite nel loro dissenso contro le nuove disposizioni considerate da molti vessatorie e sproporzionate. Le critiche non si fermano ai confini nazionali. Il Consiglio d’Europa e il commissario per i diritti umani hanno espresso preoccupazioni per alcune disposizioni del nuovo Codice, invitando il Senato italiano a modificare il testo per garantirne la conformità agli standard europei. Tuttavia, la richiesta è stata respinta dal presidente del Senato, Ignazio La Russa, che l’ha definita inaccettabile, alimentando ulteriori tensioni sul piano sovranazionale.
Mentre molti paesi europei adottano politiche sempre meno proibizioniste, l’Italia sembra imboccare una strada opposta, rischiando di compromettere non solo il dialogo con le Istituzioni europee ma anche la libertà individuale e il diritto alla mobilità. Dunque, il nuovo Codice della Strada si pone come un intervento ambizioso e, nelle intenzioni, orientato alla tutela della sicurezza pubblica. Tuttavia, le sue implicazioni economiche, sociali e giuridiche sollevano interrogativi legittimi sulla sua sostenibilità e sulla capacità di trovare un equilibrio tra protezione della vita umana e rispetto delle libertà fondamentali. Se questa riforma sarà ricordata come un progresso o come un’occasione mancata, dipenderà molto dalla sua applicazione concreta e dalla capacità delle istituzioni di rispondere alle sfide che essa inevitabilmente comporta.