Il 4 marzo, Donald Trump ha commentato l’acquisizione da parte di BlackRock di due porti panamensi precedentemente gestiti da CK Hutchison (Hong Kong) con la frase: “Non l’abbiamo dato alla Cina. Lo abbiamo dato a Panama, e ora ce lo riprendiamo”. La Cina, dopo un’iniziale cautela, ha espresso forte dissenso attraverso critiche pubbliche e controlli normativi. Trump ha replicato minacciando un intervento militare per assicurare l’accesso statunitense al Canale. Pechino si trova in una situazione complessa: priva di leve dirette per bloccare l’accordo, un’azione più decisa rischierebbe di inasprire le tensioni con gli USA e accrescere le preoccupazioni sui porti controllati da entità cinesi.
Il Canale di Panama: un crocevia strategico tra guerra e commercio
Sviluppato dall’ambizione di collegare l’Oceano Atlantico all’Oceano Pacifico, il Canale di Panama venne costruito per scopi militari, con l’obiettivo di consentire alla marina americana di muovere velocemente le sue navi tra gli oceani. Al valore strategico si è via via affiancata anche un’importanza commerciale unica. La posizione geografica del Canale ha ridotto drasticamente distanze e tempi di percorrenza delle SLOCs che, altrimenti, avrebbero continuato a circumnavigare tutto il Sud Africa, imponendo notevoli costi. L’importanza logistica di Panama, consistente nell’abbattimento di tempo e carburante, ha cambiato per sempre le regole del commercio globale.
Storia delle relazioni internazionali Panama-America-Cina
Durante le due guerre mondiali, il Canale di Panama ebbe il ruolo di hub logistico regionale, con gli Stati Uniti impegnati nello stoccaggio di materie prime e arsenali. La fine della Guerra Fredda promosse il capitalismo globale, evolvendo il Canale da convoglio di arsenali a gateway logistico, permettendo l’afflusso di investimenti esteri e consentendo l’ascesa della Cina a principale partner commerciale. Il nuovo millennio fu segnato dal positivo progresso tecnologico, ma anche dagli attentati dell’11 settembre 2001, che inasprirono le tensioni strategiche, senza però frenare la crescita cinese. La cessione statunitense del Canale a Panama (1999) coincise con un picco della domanda globale, favorito dalla globalizzazione e dalla spinta delle economie regionali. La Cina, con il Piano Quinquennale 2011-2015, puntò a ristrutturare la propria economia e a controllare rotte commerciali strategiche, espandendo la sua influenza in America Latina e Africa (UNECLAC, 2014).
La BRI nell’America Latina: il caso emblematico di Panama
Quando la Belt and Road Initiative (BRI) prese terreno in America Latina nel 2017, Pechino definì la regione come un’estensione naturale della Maritime Silk Road (Barrios, 2017). Successive dichiarazioni ufficiali cinesi attestarono che alcuni Paesi latinoamericani potevano persino diventare hub strategici della BRI, come affermato dalla Dichiarazione Speciale sulla Via della Seta, firmata durante il vertice CELAC del 2018. Panama divenne ben presto un caso emblematico nella dialettica BRI: dopo aver stabilito relazioni diplomatiche con la Cina nel giugno 2017, abbandonando Taiwan, ha siglato il primo Memorandum di Intesa (MoU) BRI della regione (Zhang, 2018).
L’effetto domino non si fece attendere.
In un anno Repubblica Dominicana ed El Salvador nel 2018 seguirono l’esempio panamense (Ellis, 2018), mentre oggi sono almeno diciannove i Paesi che hanno aderito all’iniziativa. Tale espansione nasconde, tuttavia, alcune contraddizioni. A Panama, il MoU BRI fu visto con sospetto, tanto che nel 2018 il segretario di Stato Mike Pompeo criticò apertamente l’influenza cinese nel Paese (Wong, 2018). La BRI è lentamente diventata un simbolo della crescente presenza cinese nella regione, alimentando, oltre agli accordi diplomatici, gli investimenti cinesi in infrastrutture (Myers, 2018; Andreoni, 2019).
La Cina controlla davvero il Canale di Panama?
La Cina è diventata un investitore chiave nella regione, specialmente nei settori minerario, energetico e bancario, importando risorse strategiche per la sua modernizzazione. Storicamente simbolo dell’imperialismo statunitense, la gestione passò a Panama nel 1999, ma la società di Hong Kong Hutchison Whampoa, con precedenti legami all’Esercito Popolare di Liberazione (PLA), ottenne il contratto operativo, alimentando timori che Pechino potesse usarlo per escludere navi statunitensi. Questi scenari non si sono verificati, ma la presenza cinese ha suscitato sospetti (Watson, 2013). Dal 2017, la collaborazione si è intensificata con visite di alto livello e progetti infrastrutturali BRI. Sebbene Pechino non controlli direttamente il Canale, la sua strategia combina soft power e interdipendenza economica, bilanciando ambizioni geopolitiche con pragmatismo. A differenza della Russia, la Cina agisce principalmente come competitor economico, espandendo la propria influenza attraverso commercio e diplomazia. La strategia cinese si concentra sull’isolamento di Taiwan, offrendo in cambio aiuti e investimenti a Paesi come Panama, Repubblica Dominicana ed El Salvador (Farah, 2019). Questo approccio, unito a partnership economiche a lungo termine, ha permesso alla Cina di presentarsi come alternativa credibile agli USA anche tra tradizionali partner statunitensi.
Il Canale di Panama oggi: tra visite diplomatiche e cooperazione con la Cina
Su invito del consigliere di Stato cinese Wang Yi, il ministro degli Esteri di Panama Erika Mouynes è stato ricevuto in un incontro ufficiale il 31 marzo 2022. Durante i colloqui, Wang Yi ha ribadito l’importanza delle relazioni diplomatiche tra Cina e Panama, fondate sul principio di One China (Li Shimeng, 2022). Il portavoce del ministero degli Esteri cinese Wang Wenbin ha sottolineato il ruolo chiave di Panama come partner strategico per la BRI, nonché la volontà della Cina di rafforzare la cooperazione con i Paesi dell’America Latina (Tian Shenyoujia, 2022). Il 29 giugno 2022, in occasione del quinto anniversario delle relazioni bilaterali, l’ambasciatore cinese Wei Qiang ha evidenziato i progressi negli scambi culturali ed economici (Yu Huichen, 2022). In conclusione, nonostante la vendita dei porti panamensi a operatori statunitensi, la Cina rimane il secondo utente per traffico marittimo nel Canale di Panama (Report Annuale Canale di Panama, 2024). Dal 2023 Panama, Dominica, El Salvador, Nicaragua e Honduras hanno rafforzato le relazioni diplomatiche con Pechino, consolidando una partnership basata su fiducia politica, vantaggi economici reciproci e coordinamento internazionale. Come osservato da Penildon Silva Filho dell’Università Federale di Bahia, le frequenti visite di leader latinoamericani in Cina riflettono una chiara tendenza a guardare all’Est: «L’Asia è oggi il principale motore economico del pianeta, e questo giustifica un’intensificazione dei legami tra l’America Latina e la Cina» (Duan Jing, 2024).