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A che servono gli accordi di Doha?

Con l’accordo raggiunto a Doha il 15 gennaio tra Hamas e Israele, il più recente episodio della guerra arabo-israeliana sembra essere giunto a uno stallo. Quest’intesa strutturata in 3 fasi [1] dovrebbe porre fine alla crisi degli ostaggi e far iniziare la lenta ricostruzione della Striscia dopo 15 mesi di bombardamenti.

Come si è arrivati a questo punto? Il piano ha origine nell’amministrazione Biden [2], salvo poi essere monopolizzato da Trump che, ancora non insediatosi nella Casa Bianca, si è attribuito il successo diplomatico grazie all’intervento del suo inviato speciale per il Medio Oriente, Steve Witkoff [3]. The Donald ha poi esposto il piano della sua amministrazione per Gaza [4] e ha subito suscitato critiche da molti paesi, eccetto Israele. Mettiamo però da parte le esuberanti dichiarazioni del neopresidente e capiamo a cosa mirano questi accordi non tanto nel breve quando nel medio-lungo periodo.

Come è evidente, ci sono diversi interessi in gioco nell’area siro-palestinese. Si tratta di un vero e proprio Great Game al cui interno si muovono diversi attori. La contesa regionale vede principalmente impegnati da una parte Israele assieme al colosso statunitense e alle ambigue monarchie del golfo, dall’altra Iran con il suo “Asse della resistenza” [5] (Hamas, Hezbollah, gli Huthi e le milizie siro-iraquene). Il Medio Oriente appare come uno dei fronti caldi della bergogliana “guerra mondiale a pezzi” [6], un’espressione (s)fortunata con la quale il papa inaugurò il suo pontificato e che ogni anno è diventata più attuale che mai. Prima il 24 febbraio in Ucraina, poi il 7 ottobre a Gaza, forse un giorno nello stretto di Taiwan.

In quanto unica superpotenza dei giorni nostri, gli Stati Uniti, malgrè eux, si trovano costretti a intervenire su più scenari per manutenere il rule-based order da loro creato alla fine del secondo conflitto mondiale. Il problema nasce quando l’attuale inquilino della Casa Bianca si muove in senso contrario rispetto all’afflato universalistico che ha animato gli Usa negli ultimi decenni. The Donald ha più volte dichiarato la fine del tempo in cui gli Usa sono stati il “poliziotto del mondo” [7]: non si tratta di un capriccio personale ma di un desiderio radicato in una parte di America (quella repubblicana) [8] stremata dal momento unipolare che ha visto gli Usa più che mai impegnati in giro per il mondo a risolvere crisi. Il progetto America first vuole, come suggerisce il nome, mettere l’America al primo posto e questo richiede una politica di non-interventismo, salvo in quegli scenari veramente cruciali per gli interessi statunitensi. Da qui la rinnovata attenzione per Panama e Groenlandia [9]  e il progressivo disimpegno in Medio Oriente [10].

Quest’ultimo dossier ha però portato gli alleati dello zio Sam a preoccuparsi notevolmente del nuovo ordine post-americano [11]. In quest’ottica bisogna leggere gli Accordi di Abramo del 2020. Questi rappresentano la volontà di pacificare la regione per permettere agli Usa di focalizzarsi su scenari ben più importanti, come quello del Sud-est asiatico. In formula: gli Accordi di Abramo sono il tentativo di creare un contenimento anti-iraniano a guida israeliana attraverso la normalizzazione dei rapporti tra lo stato ebraico e alcuni paesi arabi (EAU, Bahrein, Marocco, Sudan). Tra questi manca ancora il saudita bin Salman, il quale non intende riconoscere Israele fino alla nascita dello Stato palestinese [12]. La stabilizzazione si è interrotta quando il 7 ottobre 2023 Hamas, longa manus dell’Iran, ha dimostrato la debolezza della deterrenza israeliana incrinando la fiducia degli arabi sunniti nei confronti di Tel Aviv. Proprio per recuperare la perduta credibilità militare, l’IDF si è dimostrato particolarmente efferato nei suoi attacchi contro Hamas e Hezbollah, riuscendo a eliminarne i capi, Haniyeh prima (per giunta in territorio persiano) [13], Nasrallah dopo [14].

Il conflitto però non poteva continuare ancora per molto agli occhi dell’amministrazione Usa entrante: altre sono le priorità, anche secondo l’opinione pubblica [15]. Motivo per cui Trump nella sua residenza a Mar-a-Lago ha usato parole molto forti per arrivare il prima possibile a un cessate-il-fuoco [16]. Non bisogna farsi ingannare però: gli accordi di Doha non nascono (solo) da una generica filantropia umanitaria ma dal desiderio ancora più forte dell’amministrazione Trump (e del governo israeliano [17]) di recuperare il progetto di stabilizzazione della regione iniziato nel 2020 e bruscamente interrotto nel 2023 [18]. Come abbiamo ricordato prima, agli accordi di Abramo manca ancora la firma saudita, un attore chiave per il contenimento anti-iraniano.

Questa nuova alleanza israeliano-sunnita serve a Washington per scongiurare lo scenario più nefasto di tutti: l’atomica nelle mani dell’Ayatollah, questa davvero un punto di svolta per gli equilibri regionali perché minaccerebbe il primato tecnologico-militare di Tel Aviv. Per il momento il programma nucleare iraniano è stato molto indebolito dagli attacchi israeliani [19]. Questo non vuol dire che non inquieti il sonno di qualche funzionario americano o israeliano [20].

Non ci è dato sapere quando l’Iran raggiungerà il pantheon delle potenze atomiche né come questo sconvolgerà la geopolitica mediorientale. Tutto ciò che possiamo augurarci è che l’attuale cessate-il-fuoco sia l’inizio di una pace duratura e non l’ennesima quiete prima della tempesta.


[1] https://apnews.com/article/israel-hamas-gaza-ceasefire-draft-terms-hostages-3df21b67620fdc8f62aa1d1e96487880

[2] https://apnews.com/article/biden-israel-hamas-58169a607d4a7c4d7fc34f43160076b8

[3] https://www.open.online/2025/01/15/donald-trump-cessate-il-fuoco-gaza-accordo-inviato/

[4] https://www.eunews.it/2025/02/05/gaza-piano-trump-riviera-medio-oriente/

[5] https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/liran-e-lasse-della-resistenza-le-alleanze-di-teheran-e-lescalation-in-medio-oriente-185310

[6] https://www.repubblica.it/esteri/2014/08/18/news/papa_francesco_terza_guerra_mondiale_kurdistan-94038973/

[7] https://telegrafi.com/en/Donald-Trump-from-Iraq%2C-the-United-States-is-not-the-world%27s-policeman/

[8] https://time.com/6590408/us-biden-middle-east-war/

[9] https://www.cbsnews.com/news/trump-greenland-panama-canal-why-us-interest/

[10] https://journal.iag.ir/article_131470.html

[11] https://www.ilgiornale.it/news/mondo/trump-usa-non-vogliono-essere-i-poliziotti-medio-oriente-1619517.html

[12] https://www.reuters.com/world/middle-east/saudi-crown-prince-condemns-israels-crimes-against-palestinians-2024-09-18/

[13] https://apnews.com/article/iran-hamas-israel-30968a7acb31cd8b259de9650014b779

[14] https://apnews.com/article/lebanon-israel-hezbollah-airstrikes-28-september-2024-c4751957433ff944c4eb06027885a973

[15] https://www.pewresearch.org/global/2024/04/23/what-are-americans-top-foreign-policy-priorities/

[16] https://edition.cnn.com/2025/01/07/politics/trump-warning-gaza-hostages-negotiations-inauguration/index.html

[17] https://www.reuters.com/world/middle-east/israel-wants-more-peace-deals-with-arab-countries-after-war-netanyahu-says-2024-10-28/

[18] https://www.timesofisrael.com/trump-says-hell-use-gaza-ceasefires-momentum-to-expand-abraham-accords/

[19] https://www.iiss.org/publications/strategic-comments/2024/11/irans-weakened-position-and-the-status-of-its-nuclear-option/

[20] https://jstribune.com/heinonen-detecting-and-blocking-irans-nuclear-breakout/

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